martedì, settembre 05, 2006

CONSIGLI AI FRATELLI ELKANN

Questo post è tratto dall'editoriale pubblicato ieri da Tuttosport e porta la firma di una nostra vecchia conoscenza: Christian Rocca, titolare del blog Camillo.

Concordiamo quasi su tutto con l'amico juventino DOC tranne che su di un punto, noi non possiamo considerare gli Elkann "tifosi veri della Juve" per il semplice motivo che parlano i fatti e non le parole e, nel caso specifico gli "impalpabili" ( ;-> ) Elkann hanno contribuito al disonore Juve come e più di Guido Rossi. Inoltre riteniamo che il peggio debba ancora venire con la nuova dirigenza da loro sponsorizzata che si sta rivelando palesemente non all'altezza e senza un briciolo di orgoglio.

Comunque il pezzo è scritto con la solita maestria e merita di essere pubblicato in versione integrale.

Ricapitoliamo: la Juventus è stata retrocessa in Serie B, defraudata di 2 scudetti (uno dei quali non oggetto di indagini), penalizzata di 17 punti, defraudata di 8 campioni, privata di 130 milioni di euro, cacciata per 2 anni dalla Champions, più varie pene accessorie. Questo cataclisma, che qualcuno ha il coraggio di definire “colpo di spugna”, è capitato malgrado il giudice che ha firmato la condanna avesse definito “regolare” il campionato inquisito e “di per se” non configuranti l’illecito sportivo i comportamenti di Moggi e Giraudo. La Corte federale ha assolto arbitri, guardalinee, squadre, dirigenti e complici del cosiddetto “sistema” Juve che le stesse sentenze hanno precisato non essere mai esistito.

Ce n’era abbstanza per scomodare la Corte dei diritti dell’uomo, altro che il Tar del Lazio. Senonchè la Juventus ha prima chinato la testa, quasi invocando la ghigliottina, e soltanto in un secondo momento, su impulso di John Elkann, tentato una riscossa durata poco più di dieci giorni, sufficienti perlomeno a ottenere un probabile sconto di pena (che scommetto non sarà di –5) e la conferma di Buffon, Trezeguet e Camoranesi. Il ricorso al Tar era lo strumento per riprendersi ciò che era stato ingiustamente tolto, la chiave per restituire l’onore alla più formidabile squadra di calcio degli ultimi 15 anni. Eppure a Torino si è deciso di lasciar perdere. Pressioni esterne e interne alla holding che guida la Juventus – ma che ha forti interessi in altri settori – hanno convinto (non tutti) i dirigenti bianconeri a non creare ulteriori problemi potenzialmente più dannosi per l’intero gruppo torinese.

Queste cose vanno ricordate, se davvero si vuole chiudere questa triste storia. Così come va spiegato che è molto probabile che la Juventus fosse favorevole fin dall’inizio alle scelte di Guido Rossi. Pensateci: la Juve non ha soltanto mostrato il petto di fronte al plotone di esecuzione, ma è stata l’unica società – assieme ai profittatori di scudetti altrui – ad aver sposato il progetto di rinnovamento e di riscrittura delle regole auspicato da Rossi. Non appaia un paradosso, ma è altrettanto probabile che la Juventus sia stata maltrattata dai giudici di secondo grado – quelli nominati dalla Federcalcio di Carraro – non in quanto società corruttrice, ma in quanto neo-alleata del Commissario straordinario e del suo fallito tentativo di moralizzare il calcio e di fare piazza pulita del vecchio regime.

Ma questo è il passato. Il punto ora è che cosa fare. Sul campo, la Juventus non avrà problemi, anche a meno 17: è eccezionale per la B, anzi è pronta già a un quarto o quinto posto in A. Paolo Bertinetti e Tuttosport auspicano l’azionariato popolare sul modello Real e Barcellona, un’ipotesi suggestiva ma non so quanto praticabile. So, però, che John e Lapo Elkann sono tifosi veri della Juventus. Li conosco e lo posso certificare. Ma ora devono farsi vedere e sentire. Le ovattate smentite alle voci sulla vendita non sono più sufficienti. Se non vogliono perdere il principale asset della squadra, cioè i suoi tifosi, John e Lapo dovranno convincerli che la Juve resterà una società economicamente solida e calcisticamente competente. L’incubo non è la B, ma essere guidati da gente “a la page” come gli indossatori di scudetti altrui.

Non è mai cortese dare consigli, specie quando non sono richiesti, ma se fossi al posto di John Elkann entrerei nel cda, darei il benservito a Cobolli Gigli, assumerei Marcello Lippi come manager all’inglese, lascerei un triangolino bianco sul lato sinistro della maglietta e giocherei sempre con la splendida divisa nera vista l’altra sera al Trofeo Tim. In segno di lutto. Non perché la Juve si trova in B, ma perché inspiegabilmente quest’anno qualcuno ha deciso di sopprimere la serie A.

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