mercoledì, ottobre 04, 2006

LE PAROLE E I FATTI


EDITORIALE di Giancarlo Padovan
da Tuttosport, martedì 3 Ottobre 2006

Nel giorno in cui Massimo Moratti incontra Francesco Saverio Borrelli per chiarire la vicenda Telecom-inter, una domanda dovrebbe sorgere spontanea all’inquisitore federale: chi fra Giuliano Tavaroli e il patron dell’Inter non ha detto la verità? E se non l’ha detta Tavaroli, il quale indica in Massimo Moratti la persona che lo ha contattato passandogli Facchetti, quale ragione aveva l’ex responsabile della sicurezza Telecom per inventarsi quella telefonata? Non mi sembra si tratti propriamente di un dettaglio e non credo possa apparire tale nemmeno al capo dell’Ufficio indagini. Borrelli procederà con la prudenza necessaria in faccende così spinose, tuttavia non potrà rinunciare alla logica.

Ieri, per esempio, un quotidiano sportivo diverso da Tuttosport e che ha la sua sede a Milano, ha riportato una accanto all’altra le dichiarazioni fatte da Moratti nel breve volgere di 26 giorni. Ovvero, e per ben due volte – il 31 agosto e il 24 settembre –, che De Santis era stato posto sotto sorveglianza grazie ad una persona (un tizio) che si era offerta di farlo. Poi, che nessun mandato era stato affidato a qualcuno per spiare De Santis e che, anzi, era semplicemente assurdo pensare all’inter. Come i nostri lettori (e non solo) sanno bene, queste dichiarazioni sono state riportate e chiosate da Tuttosport dieci giorni fa, tra il petulante clamore dei benpensanti. Erano talmente macroscopiche che non sarebbero passate inosservate nemmeno al più sonnolento tra i cronisti. Eppure siamo apparsi splendidamente soli in quella plateale denuncia.

Oggi molto è cambiato, ma non tutto. Vediamo, per esempio, che Borrelli tarda a realizzare quanto segue: Carlo Buora, vicepresidente esecutivo di Telecom Italia è anche vice presidente dell’inter, dunque un tesserato della Federcalcio. Davvero Borrelli pensa sia del tutto irrilevante chiedergli un incontro visto che Tavaroli rispondeva a Buora, seppur «a livello di organigramma», come proprio il vicepresidente (di Telecom e inter) ha scritto in una lettera pubblicata da quel quotidiano sportivo che non è Tuttosport e ha sede a Milano?

Non tutto è cambiato perché c’è ancora chi cavilla sulla prescrizione del presunto reato sportivo, mentre il punto è completamente diverso: se slealtà (o altro) c’è stata, all’inter deve essere revocato lo scudetto balneare, sulla base di quegli stessi princìpi per i quali, al contrario, le è stato assegnato. Sarà sufficiente rileggersi le motivazioni dei tre saggi (Coccia, Aigner e Pardolesi), ai punti 13, 14 e, soprattutto, 20, pubblicati da Tuttosport sull’edizione di martedì scorso. Riassumendo: non assegnazione del titolo di campione d’Italia «se, alla luce di criteri di ragionevolezza e di etica sportiva, le circostanze relative al caso di specie rendono opportuna tale non assegnazione» . Non bastasse spiare, ricordiamo che anche concorrere alla falsificazione di passaporto, come ammesso in sede di patteggiamento il 27 aprile scorso da Gabriele Oriali e Alvaro Recoba al Tribunale di Udine, impone la rimozione dello «scudetto degli onesti».

Caro Direttore siamo d’accordo su tutto eccetto che sul suo nobile, quanto inutile, tentativo di suggerire a Borrelli le modalità di conduzione delle indagini.

La verità è che siamo circondati dagli "indossatori" … e ci dobbiamo rassegnare.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ciao. volevo segnalarti questa fantastica canzone sull'ONESTO scudetto dell'inter. MERITA!www.rosaporcello.it