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Alleanze e dribbling
Lei ci dirà che le finte, i colpi bassi, le provocazioni, le alleanze, sono dribbling, fanno parte dello sport; che in un torneo di tante partite se ne può pareggiare una senza offendere la lealtà quando si sono vinte le altre (vedi Svezia-Danimarca 2-2).
Il dramma culturale sta nel fatto che purtroppo le notizie, se non il giorno dopo la settimana dopo, diventano verità, non possono essere cancellate facilmente: come dice un noto gestore radiofonico del consenso serale, solo quello che è scritto sui giornali è vero, o meglio è destinato a creare, nel tempo, il vero. Il racconto misto di storia e d’invenzione diventa documento.
Il far west
Si dice la scuola, la medicina, la giustizia, lo sport sono malati, e lo si dice perché i volenterosi e gli onesti non riescono più a correggere il sistema. Procediamo come nel far west: ingaggiamo come sceriffi alcuni banditi “pentiti per denaro”, che, eliminando un paio di ex-colleghi, cancellano i propri rimorsi, e si presentano eleganti e puliti e padroni della giustizia.
Parlare con gli arbitri per lei era conversazione tra conoscenti, come si parla con magistrati, carabinieri, fidanzate, per chiedere di essere giudicati con giustizia e attenzione: lo fa anche chi ha la coscienza di non chiedere favori, umilmente, al fine di garantire l’equità dei parametri. Se capita, a volte, di chiudere qualcuno in una stanza, come pare sia accaduto a sindacalisti e a cardinali in un conclave (ma dopo i settantacinque anni loro vanno in pensione e ascoltano la Littizzetto), noi la si definisce goliardata e si sorride: a San Siro hanno chiuso l’accesso agli spogliatoi e noi abbiamo sorriso. Si può punire, ma non con l’impiccagione. Si richiederebbe, sempre, il senso della misura, dell’ironia e, potendo, dell’intelligenmza, come si sottolinea a Sky.
Zeman e la Juve
Lei Moggi doveva forse prendere come allenatore della Juve Zeman (lo si rispetti: ha fatto la fila per salutare Giovanni Paolo II), come si era scelto lo sfortunato Picchi, o magari si sarebbe scelto dopo Trapattoni, Scirea; teniamoci stretto Ferrara.
Caro Moggi, le rinnoviamo il grazie, che non le dice la proprietà, per averci fatto vincere gli ultimi due scudetti, sul campo, più quelli giovanili (di cui nessuno parla), e per aver contribuito come nessuno a far vincere a tutti gli italiani la coppa del mondo. Offendono la mente e la lealtà di chi si sforza di amare il calcio onesto le accuse ipocrite che coinvolgono tanti giocatori che hanno disputato i mondiali (e alcuni l’hanno vinto) nel furto dei campionati. Comunque la storia insegna che dopo la sconfitta di Custoza e di Lissa l’Italia ha vinto il Veneto. C’erano voci e facce che non c’entravano nel momento della premiazione, fra tanti sudori sembravano le meno pulite.
Gattuso e Materazzi
L’Italia – un poco sbrindellata (di Gattuso e di Materazzi e del fantasista fantasma) – ha avuto anche fortuna ai mondiali. La Juve lo scorso campionato, quello che si vorrebbe consegnare alla squadra dalla Juve e dal Milan sconfitta sul campo, è stata fortunata solo con un ciuffo d’erba di Firenze, che ha deviato la palla già in rete di Toni: sarà indagato dai severi giudici quel ciuffo d’erba? Potesse parlare, risponderebbe come il mitico Zidane (Zidane-Materazzi 3-2; Ibrahimovic-Cordoba 3-0: evviva!); ma lei, signor giudice, ha mai giocato a calcio?
La colonna infame.
Signor Moggi, dicevamo, ora potrà leggere e insegnare come Walter Matthau e non Jack Lemmon, o altri direttori di giornali, etica sportiva. Allo scopo riprenda la Storia della colonna infame, epopea dei giudici, anch’essi milanesi, che condannarono molti innocenti: due di loro, Guglielmo Piazza e Gian Giacomo Mora, sono stati infamati per secoli da una colonna appunto infame. Non dicevano la verità, non erano pentiti (abbiamo sentito ripetere il concetto da più voci quasi stizzite in televisione); allora: c’era la tortura, della corda, ora quella delle pagine di gazzettopoli, per la verità da dare in pasto a tutti noi, che non siamo più volgo.
Gian Giacomo Mora (“santo subito”), andando al patibolo (per una morte così crudele che se ne rimuove il ricordo), nel “sacrifizio offerto al furor del popolo e al loro” (credo “dei giudici”), accettò, scrive Manzoni, i tormenti, rassegnato, perché innocente della colpa di unzione imputatagli, ne aveva altre – confessava – da scontare, lui come tutti noi. La storia ci ricorda che, tra milioni di condannati, Uno solo potè dirsi davvero innocente.
Venga all’Università
Ci auguriamo, signor Moggi, di ospitarla il prossimo anno in Università a discutere insieme con gli studenti, come spesso facciamo, di temi, modi, stili della parzialità informativa, mettendo a fronte la verità (sarà stagionata da un anno) dei giornali, con quella dei testimoni e dei fatti, cioè del campo, ricostruita al servizio della civiltà che ci interessa e non degli scudetti (ne abbiamo tanti).
Non sarebbero temi, questi da discutere in un momento storico, dove ogni risveglio consegna “in tempo reale” notizie di morte e di guerra, determinate da ben più antiche e gravi ingiustizie, firmate da noi occidentali. Più scandaloso aver creato uno scandalo su fatti del tempo libero, della vacanza mentale, del gioco, fatti conosciuti e accettati, criticamente, da tutti; non c’erano abbastanza notizie su cui piangere in questa estate?
Arrigo Sacchi
Come si sta superando, lento e non aequo pede, la prima repubblica, si supererà, come necessario, un’epoca sportiva aggrovigliata, di cui, come ha detto un non ascoltato Arrigo Sacchi, si è corresponsabili in molti…
Per ora la salutiamo, rinnovandole solidarietà e stima. E tanti tanti tanti auguri di serenità…
P.S. Il grande Marco Materazzi (grazie per quanto ha fatto ai mondiali: con tre colpi di testa, due dati e uno ricevuto), che capisce, perché è il solo giocatore italiano di una squadra italiana, dovrebbe spiegare a chi di dovere come l’unico trofeo da riassegnare sarebbe la supercoppa, vinta per un errore di De Santis. Comunque, a noi non interessa, perché noi, sul campo, si è perso.
Alleanze e dribbling
Lei ci dirà che le finte, i colpi bassi, le provocazioni, le alleanze, sono dribbling, fanno parte dello sport; che in un torneo di tante partite se ne può pareggiare una senza offendere la lealtà quando si sono vinte le altre (vedi Svezia-Danimarca 2-2).
Il dramma culturale sta nel fatto che purtroppo le notizie, se non il giorno dopo la settimana dopo, diventano verità, non possono essere cancellate facilmente: come dice un noto gestore radiofonico del consenso serale, solo quello che è scritto sui giornali è vero, o meglio è destinato a creare, nel tempo, il vero. Il racconto misto di storia e d’invenzione diventa documento.
Il far west
Si dice la scuola, la medicina, la giustizia, lo sport sono malati, e lo si dice perché i volenterosi e gli onesti non riescono più a correggere il sistema. Procediamo come nel far west: ingaggiamo come sceriffi alcuni banditi “pentiti per denaro”, che, eliminando un paio di ex-colleghi, cancellano i propri rimorsi, e si presentano eleganti e puliti e padroni della giustizia.
Parlare con gli arbitri per lei era conversazione tra conoscenti, come si parla con magistrati, carabinieri, fidanzate, per chiedere di essere giudicati con giustizia e attenzione: lo fa anche chi ha la coscienza di non chiedere favori, umilmente, al fine di garantire l’equità dei parametri. Se capita, a volte, di chiudere qualcuno in una stanza, come pare sia accaduto a sindacalisti e a cardinali in un conclave (ma dopo i settantacinque anni loro vanno in pensione e ascoltano la Littizzetto), noi la si definisce goliardata e si sorride: a San Siro hanno chiuso l’accesso agli spogliatoi e noi abbiamo sorriso. Si può punire, ma non con l’impiccagione. Si richiederebbe, sempre, il senso della misura, dell’ironia e, potendo, dell’intelligenmza, come si sottolinea a Sky.
Zeman e la Juve
Lei Moggi doveva forse prendere come allenatore della Juve Zeman (lo si rispetti: ha fatto la fila per salutare Giovanni Paolo II), come si era scelto lo sfortunato Picchi, o magari si sarebbe scelto dopo Trapattoni, Scirea; teniamoci stretto Ferrara.
Caro Moggi, le rinnoviamo il grazie, che non le dice la proprietà, per averci fatto vincere gli ultimi due scudetti, sul campo, più quelli giovanili (di cui nessuno parla), e per aver contribuito come nessuno a far vincere a tutti gli italiani la coppa del mondo. Offendono la mente e la lealtà di chi si sforza di amare il calcio onesto le accuse ipocrite che coinvolgono tanti giocatori che hanno disputato i mondiali (e alcuni l’hanno vinto) nel furto dei campionati. Comunque la storia insegna che dopo la sconfitta di Custoza e di Lissa l’Italia ha vinto il Veneto. C’erano voci e facce che non c’entravano nel momento della premiazione, fra tanti sudori sembravano le meno pulite.
Gattuso e Materazzi
L’Italia – un poco sbrindellata (di Gattuso e di Materazzi e del fantasista fantasma) – ha avuto anche fortuna ai mondiali. La Juve lo scorso campionato, quello che si vorrebbe consegnare alla squadra dalla Juve e dal Milan sconfitta sul campo, è stata fortunata solo con un ciuffo d’erba di Firenze, che ha deviato la palla già in rete di Toni: sarà indagato dai severi giudici quel ciuffo d’erba? Potesse parlare, risponderebbe come il mitico Zidane (Zidane-Materazzi 3-2; Ibrahimovic-Cordoba 3-0: evviva!); ma lei, signor giudice, ha mai giocato a calcio?
La colonna infame.
Signor Moggi, dicevamo, ora potrà leggere e insegnare come Walter Matthau e non Jack Lemmon, o altri direttori di giornali, etica sportiva. Allo scopo riprenda la Storia della colonna infame, epopea dei giudici, anch’essi milanesi, che condannarono molti innocenti: due di loro, Guglielmo Piazza e Gian Giacomo Mora, sono stati infamati per secoli da una colonna appunto infame. Non dicevano la verità, non erano pentiti (abbiamo sentito ripetere il concetto da più voci quasi stizzite in televisione); allora: c’era la tortura, della corda, ora quella delle pagine di gazzettopoli, per la verità da dare in pasto a tutti noi, che non siamo più volgo.
Gian Giacomo Mora (“santo subito”), andando al patibolo (per una morte così crudele che se ne rimuove il ricordo), nel “sacrifizio offerto al furor del popolo e al loro” (credo “dei giudici”), accettò, scrive Manzoni, i tormenti, rassegnato, perché innocente della colpa di unzione imputatagli, ne aveva altre – confessava – da scontare, lui come tutti noi. La storia ci ricorda che, tra milioni di condannati, Uno solo potè dirsi davvero innocente.
Venga all’Università
Ci auguriamo, signor Moggi, di ospitarla il prossimo anno in Università a discutere insieme con gli studenti, come spesso facciamo, di temi, modi, stili della parzialità informativa, mettendo a fronte la verità (sarà stagionata da un anno) dei giornali, con quella dei testimoni e dei fatti, cioè del campo, ricostruita al servizio della civiltà che ci interessa e non degli scudetti (ne abbiamo tanti).
Non sarebbero temi, questi da discutere in un momento storico, dove ogni risveglio consegna “in tempo reale” notizie di morte e di guerra, determinate da ben più antiche e gravi ingiustizie, firmate da noi occidentali. Più scandaloso aver creato uno scandalo su fatti del tempo libero, della vacanza mentale, del gioco, fatti conosciuti e accettati, criticamente, da tutti; non c’erano abbastanza notizie su cui piangere in questa estate?
Arrigo Sacchi
Come si sta superando, lento e non aequo pede, la prima repubblica, si supererà, come necessario, un’epoca sportiva aggrovigliata, di cui, come ha detto un non ascoltato Arrigo Sacchi, si è corresponsabili in molti…
Per ora la salutiamo, rinnovandole solidarietà e stima. E tanti tanti tanti auguri di serenità…
P.S. Il grande Marco Materazzi (grazie per quanto ha fatto ai mondiali: con tre colpi di testa, due dati e uno ricevuto), che capisce, perché è il solo giocatore italiano di una squadra italiana, dovrebbe spiegare a chi di dovere come l’unico trofeo da riassegnare sarebbe la supercoppa, vinta per un errore di De Santis. Comunque, a noi non interessa, perché noi, sul campo, si è perso.
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